La verità sul caso di mister Valdemar

 

La verità sul caso Valdermar (The Facts in the Case of M. Valdemar) è un racconto scritto da Edgar Allan Poe nel 1845. Il racconto affronta il tema del mesmerismo, a cui è dedicato anche Rivelazione mesmerica.

Ernest Valdemar, malato di tubercolosi, accetta, su richiesta del narratore, di prestarsi a un esperimento sugli effetti del mesmerismo su una persona in punto di morte. Nel momento in cui i medici lo informano che gli restano poco più di ventriquattr’ore di vita, egli avvisa il narratore, il quale si reca da lui insieme a uno studente di medicina suo assistente e, quando sembra manchino poche ore alla morte, lo mesmerizza. Il malato manifesta i segni dell’influenza mesmerica e risponde alle domande che gli vengono poste, mentre le funzioni vitali del suo corpo si affievoliscono man mano.

Alla fine, con alcune ore di ritardo su quanto previsto dai medici, Valdemar muore. Tuttavia, tra lo sconcerto e il terrore generale, egli continua a rispondere alle domande. La sua voce, prodotta facendo vibrare la lingua ma senza aprire la bocca, sembra provenire non dal corpo ma da un luogo estremamente lontano, ultraterreno. Dubbiosi sul da farsi, gli studiosi preferiscono attendere e osservare le condizioni del paziente. Dopo sette mesi decidono quindi di risvegliarlo. Egli, alla domanda circa cosa desideri, dice di voler tornare a dormire o di essere risvegliato, ma di fare in fretta perché «è morto». La procedura viene portata a termine con successo, ma il corpo di Valdemar si corrompe e dissolve davanti agli astanti.

Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/La_verità_sul_caso_di_Mr._Valdemar

Dall’incipit del libro:

Non presumo certo di essere meravigliato che il caso straordinario del signor Valdemar abbia suscitato discussioni. Sarebbe un miracolo se, date le circostanze, questo non fosse avvenuto.
Il desiderio di tutte le parti interessate a tener la cosa segreta, almeno per ora o in attesa di aver altre occasioni d’investigare, e i nostri sforzi per riuscirvi, hanno dato luogo a dicerie monche ed esagerate che, diffondendosi tra il pubblico, sono state causa di molte spiacevoli falsità e, naturalmente, di molto discredito.
Si rende ora necessario che io racconti i fatti, almeno come li capisco io. Eccoli, in succinto.
In questi ultimi tre anni, a varie riprese, mi sono sentito attirato dal soggetto del mesmerismo; e circa nove mesi fa a un tratto mi balenò l’idea che, nella serie degli esperimenti fatti sino a oggi, vi fosse una notevolissima e inesplicabile lacuna: finora nessuno era stato magnetizzato “in articulo mortis”.
Rimaneva da vedere prima di tutto se, in tale condizione, esistesse nel paziente alcuna suscettibilità al fluido magnetico; in secondo luogo se, nel caso affermativo, questa fosse scemata o accresciuta dalla circostanza; in terzo luogo sino a che punto e per quanto tempo l’opera della morte potesse essere arrestata dall’operazione. Vi erano anche altri punti da essere accertati, ma questi tre eccitavano più degli altri la mia curiosità, e in modo speciale l’ultimo, dato il carattere importantissimo delle sue conseguenze.