Disobbedienza civile

 

Il saggio “Resistance to Civil Government” viene letto da H. D. Thoreau come conferenza al “Concord Lyceum” nel gennaio 1848 e pubblicato, il 14 maggio 1849, in Aesthetic Papers, a cura di Elizabeth Peabody. Sarà poi pubblicato postumo nel 1866 con il diverso titolo di “Civil Disobedience“.

La fama di questo saggio è cresciuta soprattutto nel corso del ventesimo secolo: ignorato alla sua uscita, ha influenzato moltissimo personaggi del calibro di Gandhi e Martin Luther King. Il primo mise in pratica la disobbedienza civile su scala di massa nel Sudafrica ed in India, mentre il secondo applicò i principi del saggio nel movimento per i diritti civili negli Stati Uniti degli anni sessanta.

Il tema centrale di questo scritto è la preponderanza data al diritto rispetto alla legge: pur di seguire ciò che la propria coscienza individuale ritiene giusto Thoreau ammette anche la disobbedienza alle leggi. Secondo lui è più importante il rispetto del diritto piuttosto che il rispetto della legge. È chiaro che una simile concezione deriva da una fiducia quasi illimitata nelle capacità del singolo individuo di saper scegliere tra giusto e sbagliato e può anche apparire pericolosa per la convivenza democratica, visto che non riconosce nessun valore alle idee della maggioranza, ma solo alle idee “giuste”, rispettose dei valori morali dell’individuo.

Sinossi a cura di Laura Barberi

La traduzione italiana è a cura di Manuela Federella.

Dall’incipit del libro:

Accetto di tutto cuore l’affermazione, – “Il governo migliore è quello che governa meno”, e vorrei vederla messa in pratica più rapida mente e sistematicamente. Se attuata, essa porta infine a quest’altra affermazione, alla quale pure credo, – “Il miglior governo è quello che non governa affatto”, e quando gli uomini saranno pronti, sarà proprio quello il tipo di governo che avranno. Il governo è nell’ipotesi migliore solo un espediente; ma la maggior parte dei governi sono di solito espedienti inutili, e tutti i governi sono tali di quando in quando. Le obiezioni che sono state sollevate contro l’esistenza di un esercito permanente, ed esse sono molte, sono consistenti e meriterebbero di prevalere, potrebbero essere sollevate anche contro l’esistenza di un governo permanente. L’esercito permanente è solo un braccio del governo permanente. Il governo stesso, che è soltanto la forma nella quale il popolo ha scelto di esercitare la propria volontà, è allo stesso modo suscettibile di abusi e di deviazioni, prima ancora che il popolo possa agire mediante esso. Prova di ciò è l’attuale guerra contro il Messico, ad opera di un numero relativamente piccolo di individui che si servono del governo permanente come di un proprio strumento; in fondo, il popolo non avrebbe acconsentito a quest’impresa.