Bertoldo e Bertoldino

 

Col Cacasenno di Adriano Banchieri

Tratto da “Bertoldo e Bertoldino (col Cacasenno di Adriano Banchieri)”, di Giulio Cesare Croce, Rizzoli Editore, Milano 1973;

Il libro contiene:

Le sottilissime astuzie di Bertoldo, di Giulio Cesare Croce (1550-1609)

È il libero rifacimento da parte del bolognese G. C. Croce, fabbro e poeta, della novella popolare “Dialogo di Salomone e Marcolfo”, nota sin dall’anno mille e sempre osteggiata dal potere costituito. È la metafora dell’astuto plebeo che prende in giro lo sciocco potente. Qui G. C. Croce ammorbidisce i toni, e Bertoldo conserva una bonomia ed un rispetto di Re Alboino, pur nella ferocia dei suoi scherzi, che salvano questa novella dal rogo a cui era destinato il “Dialogo“.

Le piacevoli e ridicolose semplicità di Bertoldino, di Giulio Cesare Croce (1550-1609)

Dopo il successo di Bertoldo, ecco il seguito. Bertoldo è morto, e qui è presente il figlio, Bertoldino, ma la vicenda si rovescia: si ride non più dell’astuzia del plebeo, ma della sua sciocchezza, che lo confina al ruolo di involontario buffone di corte.

Cacasenno, di Adriano Banchieri (Camillo Scaligeri della Fratta, 1573-1634)

Sulla falsariga del “Bertoldino”, il musicista Banchieri scrive un ulteriore seguito delle novelle del Croce, che poi sarà sempre unito alle prime due nelle varie edizioni. Cacasenno è il figlio (ancora più sciocco) di Bertoldino.