Benito Cereno

Pubblicato a New York nel 1855, viene inserito l’anno successivo nella raccolta Racconti della veranda, nella quale raccolta Benito Cereno è il terzo. Il filo conduttore di tutti e sei i racconti è l’ambiguità delle apparenze, e in Benito Cereno la cancellazione del velo di apparenza lascia scorgere una verità all’interno della quale coesistono tutte le contraddizioni.

Riscoperto, assieme a tutta l’opera di Melville, negli anni venti del secolo scorso, Benito Cereno viene considerato subito un capolavoro da critici come Henry Major Tomlinson, John Freeman, Francis Otto Matthiesen i quali definirono il racconto “opera di abilità tecnica ed equilibrio compositivo eccezionali, un capolavoro di crescendo narrativo e di suspense”.

I due personaggi che per un’intera giornata si fronteggiano a bordo della “San Domenico” all’imbocco di una baia sperduta rappresentano due mondi in contrapposizione. Quello leale e fiducioso del capitano Delano che simboleggia la giovane America in crescita, e dall’altro quello tenebroso e ambiguo che rappresenta il vecchio mondo travolto dalle sue contraddizioni e corruzioni.

I tre quarti del racconto scorrono tra i dubbi di Delano che intuisce che sotto la bonaccia pare celarsi un segreto inquietante e i deliri del capitano Cereno che non viene lasciato un istante dal piccolo e servizievole Babo. Il resto rappresenta la realtà svelata che si affaccia alla mente di Delano in un attimo e in un attimo il puzzle ricomposto correttamente nella sua testa dà corpo all’adeguamento immediato della sua azione ai fatti. Benito Cereno non è un tessitore di trame oscure e incomprensibili ma una vittima controllata in ogni sua mossa.

Il punto di vista di Delano, che è quello che ci conduce nell’impianto narrativo del racconto, dimostra come il carattere fiducioso possa falsare la realtà. Io non credo che ci sia in questo testo un tentativo allegorico di tipo politico. Se pure si tratti di una storia di ammutinamento di schiavi che tentano di dirottare una nave schiavista verso il Senegal, il perno resta comunque ancorato alla reazione che i fatti suscitano nell’animo del protagonista Benito Cereno, allucinato e poi in inerte attesa della morte, incapace di reagire all’ombra che il nero Babo ha gettato sulla sua vita.

Delano insiste in un ultimo colloquio sul buon esito dell’avventura, ma a questa insistenza Cereno oppone la reticenza taciturna di chi ha chiara consapevolezza che la bonaccia apparente è sintomo di burrasca, quella che percepisce dentro di sé, in bilico tra due massacri. L’ombra gettata sul suo animo dall’esperienza della violenza dei negri non può più dissiparsi e la salvezza coincisa con nuova inevitabile violenza al contrario la infittisce ulteriormente.

L’esecuzione di Babo e l’esposizione del suo capo mozzato è conseguenza dell’insuccesso del suo tentativo di ammutinamento, ma non indebolisce la forza della sua sfida. Considerati da troppo tempo servitori docili e rassegnati, i neri restituiranno un giorno le violenze subite dai bianchi. Questo ha compreso Cereno e il vecchio mondo, mentre Delano e il nuovo mondo ancora lo deve imparare.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Correva l’anno 1799 e il capitano Amasa Delano, di Duxbury nel Massachusetts, comandante di un grosso legno da foche e da carico che trasportava merci di valore, gettò l’ancora nel porto di Santa Maria – che è un isolotto deserto e disabitato all’estremità meridionale della lunga costa del Cile. Voleva rifornirsi d’acqua.
Il giorno dopo, l’alba era sorta da poco e lui ancora disteso in cuccetta, scese il secondo a informarlo che una vela sconosciuta entrava nella baia. Erano tempi che le navi non abbondavano in quelle acque come ora. Il capitano si levò, si vestì, e salì sul ponte.
Faceva una delle mattinate caratteristiche di quella costa. Tutto intorno era calmo e silenzioso; tutto era grigio. Il mare, per quanto scorresse in lunghe ondate rigonfie, sembrava immobile, e alla superficie era lucido come piombo ondulato quando si raffredda e deposita nello stampo di fusione. Il cielo pareva uno scuro pastrano. Stormi di uccelli grigi inquieti, in tutto simili agli inquieti stormi grigi di vapori cui erano mischiati, sfioravano bassi e a scatti le acque, come rondini il prato prima del temporale. Ombre presenti, che adombravano più cupe ombre future.