Le sette picche doppiate

Romanzo poliziesco

Venerdì, 13 maggio 1939. Presso un albergo di Milano sono in corso, su tre tavoli diversi, delle partite a bridge – o, meglio, a «ponte» come si diceva per disposizione del MinCulPop. Il gioco è iniziato nel pomeriggio e ripreso, dopo un’interruzione, alle 21,30. A mezzanotte circa viene scoperto il cadavere di uno dei presenti. Il commissario De Vincenzi dovrà trovare l’assassino nella ristretta cerchia dei giocatori.

Sinossi a cura di Rosario Di Mauro

Dall’incipit del libro:

La nebbia era così fitta che le lampade ad arco della strada e quelle dei negozi riuscivano appena ad aprirvi aloni rossastri.
Alle quattro e mezzo del pomeriggio era notte.
I viandanti procedevano per quanto possibile contro i muri, e i tranvai e le auto andavano a passo d’uomo con fragor sordo di campane e di claksons.
I due uomini si scontrarono sulla soglia illuminata dell’albergo. Erano entrati da parti opposte; l’uno, proveniente da via Montenapoleone, aveva ridisceso e attraversato via Manzoni, l’altro da piazza della Scala s’era subito messo sul marciapiede sinistro, quello dell’albergo.
Nell’atrio entrarono entrambi quasi di corsa e si urtarono. Fu allora che, guardandosi, si riconobbero.
Il più piccolo e magro dei due emise un sottile fischio.
— Per Giove, sono ubbriaco oppure sei tu?
L’omaccione massiccio, così interpellato, mandò un sordo grugnito. Era evidente che quell’incontro non lo beava.
— Piuttosto rimpannucciato, eh? – e, petulante, il primo continuò a squadrarlo, con un cattivo ghigno sulle labbra. – Non dubitare, mai visti e conosciuti!