Novelle selvagge

 

Dall’incipit del libro:

Mentre il mondo è a ferro e a fuoco e gli uomini si scagliano con furor belluino gli uni contro gli altri in nome della civiltà che ciascuno invoca, io non ho potuto resistere al romore, all’orrore, ai racconti spaventosi, all’ossessionante pioggia di notizie crudeli, al caos di demenza che appena aprivo un giornale si scatenava sotto i miei occhi esterrefatti e, non riuscendo a dominare i miei nervi sovraeccitati, ho chiesto aiuto disperatamente al silenzio.
Ma dove trovarlo?
Il silenzio, in realtà, non esiste altro che nelle profondità dell’infinito quale se lo finge la nostra debole, misera fantasia di ranocchie annaspanti per volar verso il sole; ma, nelle foreste e sul mare, l’urlo dei venti e il rombo sonante dei marosi, alle sponde, e lo schianto della saetta, e tutti i fremiti, tutti i sibili, tutti i ruggiti della più grande tempesta non hanno la millesima virtù di perturbare il nostro cervello di quella che ha invece il fracasso micidiale, crepitante, rabbioso, e, se pur diverso, privo d’ogni pausa, che producono gli uomini.
E mi son recato sul mare, là dove i boschi che crebbero sulle rovine di sepolte città, ne hanno imitata la vasta linea diritta adagiandosi sotto le nuvole nel loro sogno senza confini.